giovedì 28 dicembre 2006

Crocifisso di controfacciata


Crocifisso ligneo (fine XIV secolo) : è collocato sotto la struttura a volta a sinistra entrando. Potrebbe essere coevo all'edificazione della chiesa. Purtroppo è mal conservato. Da notare il segno scultoreo incisivo, l'essenzialità formale, la ricerca di una esplicita rappresentazione della sofferenza.

Pietà tra santi


Sotto l'edicola sinistra di controfacciata c'è l'altare della pietà (1602) in pietra e marmo scolpiti. Contiene un olio su tela del 1602, del Frigimelica.
Su uno sfondo montuoso con il Golgota, la Madonna tiene sulle ginocchia il corpo del Cristo. Ai lati ci sono i Santi Matteo e Giacomo con lo sguardo fisso su Gesù.

Messa di San Gregorio Magno


Sopra il battistero vi è questa tela del Frigimelica, datata 1618. Papa Gregorio I è raffigurato al momento dell'elevazione dell'ostia. Quattro figure in abito seicentesco assistono in ginocchio. Il punto di fuga forzato è costituito dalla schiera di anime purganti. Tre angeli portano un anima al registro superiore dove c'è la Trinità e la Vergine. La tela allude alla pratica delle messe gregoriane: si trattava di celebrare trenta messe di suffragio in un mese per intercedere per le anime del purgatorio.
Questo soggetto fu rilevante nella pittura della controriforma.
Le forme sono allungate, sono presenti forzati accenti chiaroscurali.
La tradizione vuole che il santo abbia i tratti di Mocenigo, vescovo di Ceneda, e il sacerdote quelli del pievano Cicolla.

Madonna tra santi

La cornice è costituita da un'articolata costruzione architettonica che imita un altare marmoreo. Sopra la mensa semplificata c'è il donatore in ginocchio (il pievano Benedetto Cesana). Si impostano sopra i due pilastri marmorei che reggono l'arco dell'intradosso a cassettoni. Chiude in alto un motivo alla robbiana con l'incoronazione della Vergine da parte dell'Altissimo.
Fa da sfondo all'affresco un muro a conci : di fronte è il trono con la Vergine (si noti il manto ricco di disegni e con tracce d'oro, segnato ai bordi da ornamenti su intonaco) che regge un uccellino sul dito e il Bambino in atto benedicente. Ai lati ci sono due santi: San Giovanni evangelista e San Vittore (guerriero che regge un'asta con guidone rosso).
C'è attenzione alla resa spaziale, alla cornice architettonica. Le vesti sono sontuose, si ricercano caratteri fisiognomici diversificati. Sono presenti però alcuni accenti gergali: il Gesù troppo anchilosato e plastico, i santi con movenze impacciate.

Il dipinto è datato al 1485 ed è attribuito agli inizi dell'attività di Antonello da Serravalle.
Il santo di destra è stato inizialmente identificato con San Liberale, ma la presenza sul vessillo di una città turrita (che non è emblema di Treviso, di cui Liberale è patrono) fa propendere per San Vittore, patrono di Feltre, terra d'origine del committente.

Madonna tra santi

Entro la consueta finta cornice architettonica ( due pilastri con capitello, con recupero di elementi classici tra cui il mascherone apicale) è seduta Maria col Bambino. Alla sua destra ci sono Sant'Andrea e San Bernardino da Siena (attributo JHS: la predicazione del santo è attestata a Serravalle nel 1423) , a sinistra San Giovanni Battista e San Rocco (per Campo Dell'Orto è san Lazzaro). Le figure di sinistra sono ritoccate. L'opera datata al 1485 e attribuita ad Antonello da Serravalle, appartiene al primo periodo dell'artista: si noti l' ordinata disposizione delle figure che realizzano il volume complessivo della scena.

Altare della Trasfigurazione


L'altare della Trasfigurazione presente sulla parete sinistra è datato al 1834 ed è in pietra scolpita. L'opera fu realizzata per accogliere l'opera del Frigimelica prima posta a coprire l'affresco di medesimo soggetto di Francesco da Milano sulla parete di fronte: si vuole infatti imitare la struttura marmorea del Pilacorte.
Per quanto riguarda l'affresco, datato a fine XVI secolo, esso presenta nel registro superiore Cristo trasfigurato tra Elia e Mosè; nel registro mediano i tre discepoli che assistono all'evento (Giovanni è l'unico che guarda, Pietro -in scorcio- e Giacomo sono pieni di timore); nel registro inferiore c'è Sant' Antonio abate (bastone con croce egizia e fuoco in mano), San Rocco (in veste di pellegrino, con piaga e cane) e San Sebastiano in primo piano. In basso a sinistra c'è la figura a mezzo busto del sacerdote donatore.
L'opera è appunto del Frigimelica: sono da notare le possenti volumetrie e le accese campiture di colore. Siamo di fronte ad un'opera della piena maturità del pittore che esprime i caratteri di monumentalità e di pittura tonale appresi dal Tiziano.

Giovanni Battista e Daniele


Nella parete destra, sopra l'ingresso laterale vi è questo olio su tela, proveniente dalla distrutta chiesa di San Girolamo a Serravalle. Sono raffigurati San Giovanni Battista e il profeta Daniele che incedono sullo sfondo di un paesaggio in cui si scorge un frammento di Battesimo di Cristo. Nella parte superiore compaiono la colomba, un cartiglio e sopra il Bambino Redentore con angioletti. Si ritiene palese la matrice tizianesca, confrontabile con Palma il giovane e il primo manierismo veneto. L'opera è stata datata alla fine del XVI secolo ma le attribuzioni sono diverse. Per Mies (1987) è di Denti, collaboratore di Tiziano, ma è stata attribuita anche a Palma il giovane e a Padovino.

Pietà


Di un ignoto pittore locale del'400 è questa Madonna addolorata che contempla il figlio morto. Un angelo sorregge il capo del Cristo con un panno. Dietro c'è una croce e una collina con una piccola chiesa.Questo tipo di raffigurazione è di ascendenza nordica (si veda la rappresentazione della sofferenza). Non si segue l'idea della rappresentazione realistica ma un modello semplificato con poche varianti, atto a trasmettere un semplice contenuto dottrinale.

Vergine regina dei Santi


E' databile al terzo decennio del '600 questa tela ad olio raffigurante la Madonna col bambino in piedi tra i Santi Andrea, Elena, Giobbe, Antonio abate, Francesco d'Assisi, Agostino e Rocco.
La tela proviene dalla chiesa di Sant'Elena che sorgeva in Viale della Vittoria.
Le due croci (dei Santi Andrea ed Elena) isolano e frazionano la scena, valorizzando la figura della Vergine. I santi, nonostante l'aspetto caotico, campiscono la tela simmetricamente.
E' stata ipotizzata un'attribuzione a Silvestro Arnosti, sottolineando come l'autore si discosti qui dai precedenti influssi tardo manieristici e dai riferimenti ai Vecellio per accostarsi invece a Frigimelica. A questo ultimo autore è invece attribuibile l'opera secondo Campo Dell'Orto.

Altare maggiore


Nell'altare maggiore è da notare il paliotto del XVII secolo con marmi scolpiti. La lastra in marmo giallo imita un drappo sorretto da due angeli stanti in pietra chiara (gusto decorativo barocco).

Notevole è il crocifisso appeso sopra gli scarnni in pietra: fu rinvenuto nella soffitta della chiesa di S. Maria Nova e qui spostato nel 1957 al posto della pala Vecelliana. Misura 3 metri in altezza, è databile tra il '400 e il '500 e si rifà a modelli nordici mediati dall'arte friulana.

Madonna col Bambino tra Santi


L'edicola a destra dell'altare maggiore è quella del Santissimo sacramento. In questa, fino al 1975 vi era l'altare dedicato a San Gregorio Magno per il suffragio delle anime defunte. Adesso, tranne la pala ancora nella chiesa, la struttura è stata spostata nella chiesa del cimitero.
Sull'altare vi è un Polittico ad olio di Marco Vecellio, di fine XVI secolo. Raffigura nel registro inferiore la Madonna col bambino in trono tra due angeli; nei riquadri laterali i Santi Andrea e Pietro; nel registro superiore l'Incoronazione della Vergine; negli scomparti laterali l' Angelo annunciante e la Madonna. Nella lunetta in alto vi è la colomba dello Spirito Santo.
Un tempo la struttura lignea era il dossale dell'altare maggiore e conteneva tele di Antonello da Serravalle, sostituite a fine '500 dalle tele attuali, forse di medesimo soggetto. Quelle di Antonello sono scomparse nel 1944.
L'impianto compositivo e la trattazione delle figure seguono i modelli di Tiziano ma si vuole sottometterli ad intenti più tradizionali e devozionali, come tipico delle opere di Marco Vecellio.

Ciborio


Nell'edicola a destra dell'altare maggiore, detta del Santissimo Sacramento, è collocato questo Ciborio (1594) in legno intagliato, dipinto e dorato. Ha forma di tempietto ottagonale di linea rinascimentale.

Sulle portelle di questo ciborio si trovano tre piccole tele ad olio, attribuite a Marco Vecellio (dal Fossaluzza, nel 1993, la tradizione popolare voleva invece che fossero del grande Tiziano). In quella centrale il corpo del Cristo riverso è sorretto da un Angelo. Due Angeli incensieri si trovano invece nelle porte laterali: uno in veste azzurra accompagna il movimento del turibolo chinandosi, l'altro in veste rossa alza lo sguardo. Note tizianesche sarebbero la posizione del Cristo riverso e lo sfumare delle nubi.

Mater Misericordiae


Sulla parete sinistra, vicino alla porta della sacrestia, incontriamo questo olio su tela di Marco Vecellio, datato al 1595 (L'attribuzione e la data vengono riferite da Campo Dell'Orto come trovate su una cornice ora però scomparsa). L'iconografia è quella tradizionale: la confraternita è raffigurata sotto il manto protettivo di Maria, il cui mantello è fermato da un medaglione con Gesù bambino benedicente. La Madonna è priva di partecipazione emotiva, racchiusa in un volume definito: forse tale schema fisso fu voluto da stessi committenti, i membri della confraternita. L'opera in origine era collocata sull'altare della cappella del Battuti.

Altare della Trasfigurazione


L'altare di San Rocco è datato al 1525, è in pietra scolpita. Esili pilastri sostengono mensole su cui poggia l'arco con intradosso a cassettoni. La struttura è decorata a rilievo, con candelabre, foglie d'acanto e rosette. Sulla fronte vi sono clipei con la scena dell'annunciazione. E' attribuito all'ambito di Pilacorte (autore che operò tra il Pordenonese e il trevigiano): c'è un linguaggio già rinascimentale, attento al recupero del classico anche se con qualche schematismo e ripetizione. Ai lati trompe vi è un interessante trompe l'oeil architettonico.

Nella parte inferiore dell'affresco, in primo piano, ci sono Sant'Antonio Abate (porcello e bastone), San Rocco (Angelo che mostra la ferita e bordone) e San Sebastiano. Sopra ci sono i tre discepoli che assistono direttamente all'evento: Giacomo, Pietro e Giovanni. Nella lunetta c'è Cristo (veste azzurrina con ermellino) trasfigurato tra Mosè e Elia.
Sopra la struttura c'è un affresco con Dio Padre con le braccia aperte, imponente.

L'affresco è di Francesco da Milano ed è datato al 1525. Da notare l'eleganza e la monumentalità figure, la tavolozza brillante (è stato evidenziato un influsso del Pordenone), la luce che si riverbera dall'alto verso il basso, con il conseguente schiarirsi dei colori nella parte superiore. Il ritmo lineare è efficace: centro ideale della scena, esterno al centro di composizione, è il Cristo. Vi è però qualche incoerenza coloristica e stilistica (di prospettiva e paesaggio). Sant'Antonio resta un po' fuori dal gruppo per la sua ieraticità, le figure degli apostoli sono poco riuscite. Migliori risultano le tre superiori.

San Rocco distribuisce il pane



A destra dell'altare di San Rocco è presente questo piccolo affresco (1,30 x 1,50) che raffigura il Santo con bordone, abito da pellegrino e cappello mentre offre agli astanti il pane di un cesto in vimini. Sono raffigurate tre figure col saio bianco (divisa della confraternita di San Rocco). Sullo sfondo ci sono colline e alberi (simili a quelli della vicina Trasfigurazione). L'affresco è dilavato per la finestra collocata sopra.

Il santo ricorda Francesco da Milano per eleganza e forza espressiva. Gli astanti sono più modesti. E' datato a dopo il 1525

San Sebastiano e San Gregorio


I santi Sebastiano e Gerolamo sono inseriti in una cornice di pilastri fregiati con un architrave ornato. Elementi architettornici semplificati fanno da sfondo ai due santi, sono inoltre presenti ciuffi d'erba sul terreno per dare profondità. Gerolamo qui è vestito da dottore della chiesa, con il volume delle sue opere e una chiesa in miniatura. Ha il consueto leone ai piedi. Da notare come ai lati dell'altare di Santa Caterina sia rappresentato nelle sue opposte iconografie classiche: da cardinale e da eremita. C'è una certa attenzione verso il dato descrittivo: si noti la calligrafia dei capelli ricciuti, i ciuffi d'erba, le ombre delle frecce. La ricerca prospettica è però ancora stentata. Siamo alla fine del XV secolo e il dipinto è attribuito al Maestro di Fol.

Altare di Santa Caterina


L'altare di Santa Caterina d'Alessandria è databile al 1489: è in pietra scolpita e dipinta.
La statua della santa è posta in una nicchia con sopra una valva azzurra. Da notare il volto del Cristo al di sopra dell'architrave. La statua in pietra presenta ancora tracce di decorazione, il vestito era azzurro con fiori bianchi. La santa ha la corona in testa, nelle mani la spada e la ruota, simbolo del suo martirio. La scultura e l'altare sono attribuiti ad un ipotetico Caterino di Mastro Andrea.

L'altare venne dedicato dal pievano Sante Libano autore anche della preghiera leggibile a destra.
Nella lunetta superiore, in uno sfondo azzurro intenso, sono affrescate due sante: una con ruota e spada (che è stata interpretata come Santa Caterina o Santa Augusta) e Santa Brigida con il pastorale di badessa e il rotolo delle scritture. Sopra c'è un nimbo di angeli con le figure della Madonna e del Redentore. L'affresco è attribuito ad Antonello da Serravalle ed è datato al 1489.

San Girolamo e Santa Brigida


Una finta architettura con fregio di ricordo classico incornicia i santi Girolamo e Brigida inginocchiati ai piedi della Croce. Al suolo dei sassolini danno profondità alla scena. A terra il cappello da cardinale e la corona regale ricordano che di fronte alla Croce non c'è spazio per i simboli di potere. Sullo sfondo c'è la grotta dove Gerolamo pregava.
Il santo si percuote con un sasso il petto, e Santa Brigida di Svezia (iconografia rara) viene colta mentre si colpisce il petto con un cero acceso o un pungolo ferrato.
Ancora si propende per l'attribuzione al Maestro di Fol e quindi per una datazione di fine XV secolo.

San Giobbe, Sant'Antonio Abate e San Rocco


Questo affresco è attribuito a Francesco da Milano ed è datato ai primi decenni del secolo XVI. Elementi architettonici di una cornice rinascimentale ad architrave inquadrano rovine di archi a tutto sesto che introducono al paesaggio fluviale di sfondo.
Centrale è San Giobbe (rara iconografia) nudo e con piaghe. Forse legato alla peste come San Rocco. E' inquadrato dal retrostante pilastro che sostiene due archi spezzati.
San Rocco mostra la piaga e ha il bordone. Sant'Antonio vestito da eremita ha i suoi attributi tipici: il porcello e il fuoco in mano. Interessante il naturalismo del paesaggio di sfondo. Da notare i volti austeri, imperiosi, solcati da rughe profonde, l'attenzione alla resa anatomica.E' stato attribuito per l' armonioso impianto compositivo, per la freschezza esecutiva delle anatomie e del paesaggio, per l'attenzione al dettaglio.
Esistono tuttavia altre attribuzioni: il Lucco ad esempio propone Pietro da Verona.

Deposizione e Messa di S. Gregorio


Nella parete sinistra il primo affresco sotto l'edicola raffigura una Deposizione e la Messa di San Gregorio. Abbiamo Cristo morto al centro, sorretto dalla Vergine e S. Giovanni che lo mettono nel sarcofago. A destra S. Gregorio Magno celebra di fronte ad un altare con calice, patena, pane. Sul sarcofago è raffigurata la scena di un sacrificio a rilievo. Come dossale dell'altare vi è la Madonna con bambino in trono tra Pietro e Paolo. E' presente una certa calligrafia gotica unita ad una sobrietà bizantina. I lineamenti del volto di Maria sono molto marcati.
Il simbolismo è chiaro: c'è l'accostamento della morte e della salvezza: in basso al dipinto si legge una preghiera da recitare a san Gregorio per ottenere l'indulgenza per le anime del purgatorio. Anche qui si ipotizza un'attribuzione al Maestro di Fol e una datazione alla fine del XV secolo, anche se il depliant informativo propende per un'attribuzione a Nicolò Semitecolo.

San Michele


In controfacciata, sotto l'edicola, vi è l'affresco di San Michele: una cornice a festoni vegetali inquadra l'arcangelo che trafigge con una lancia il demonio. Ha il diadema in testa, veste la corazza. Con la sinistra regge la bilancia. E' abbastanza rovinato (molti ritocchi) e manca la parte inferiore. Sono visibili rimandi alla pittura nordica: tratti di crudo realismo e una forzata espressività, uniti all'uso calligrafico della pennellata. E' datato al 1487. Prima era attribuito al pittore di Regolanuova (che ha operato in loco nella chiesa di Santa Giuliana), adesso si propende per la figura del Maestro di Fol, pittore che verso la fine del '400 opera nella chiesa di Fol di Mel.

Madonna della luce


Nella controfacciata, a sinistra della porta di ingresso vi è l'affresco della Vergine della luce: in una cappella con copertura a volta impostata su pilastrini, un muro in mattoni rossi fa da sfondo ad un trono marmoreo con lo schienale a nicchia. Vi è seduta una Madonna col Bambino in piedi in atto benedicente e con un monile al collo. Pende dal soffitto a volta una lampada a fiala che dà il nome al dipinto. E' datata alla fine del XV secolo e attribuita all'Ambito di Antonio Zago, detto Antonello da Serravalle.

Edicola di destra


Sopra la tomba nell'edicola di dx vi è una Crocifissione, datata al 1510 (coeva quindi agli affreschi dell'altare di San Rocco), attribuita anch'essa a Francesco da Milano per la tecnica coloristica, il tratto sicuro, la freschezza esecutiva degli angeli e la forza espressiva del Cristo. Raffigura il Cristo crocifisso e due angeli laterali che ne raccolgono il sangue. L'affresco purtroppo è in uno stato di avanzato degrado

lunetta sopra il portale di ingresso


Nella lunetta sopra il portale in facciata vi è dipinto S'Andrea a mezza figura che sostiene la croce. L'affresco è datato al 1520 ed è attribuito a Francesco da Milano. Lo stato di conservazione del dipinto è precario, vi sono state notevoli ridipinture, ma l'attribuzione resta vista la monumentalotà della figura e l'efficace resa dei tratti fisiognomici del volto.

lunedì 11 dicembre 2006

descrizione interno


L'interno è ad unica navata (33 x 14 x 12 di altezza)
Presbiterio: rialzato da 5 scalini e leggermente piegato a dx. Introdotto da arco trionfale a ogiva, con interruzione stalattitica dei due pilastri portanti. Eretto nel 1497: in questa data l'altare maggiore viene spostato a ridosso della parete di fondo, sopraelevato con un gradino.

4 Edicole gotiche con volta a vela sostenute da snelle colonne poste agli angoli della navata.

Soffitto: 12 (// apostoli) capriate a doppio monaco ('600).

Pavimento: attuale in pietra d'Istria, precedente in pietra di Cugnan (ora all'esterno). Il pavimento nel 1972 è stato abbassato e riportato al livello della chiesa originaria.

Luce: da rosone, oculo e finestre trilobate. C'è un oculo cieco sopra arco trionfale.

descrizione esterno


Lato ovest:

Facciata a capanna. Segue l'andamento del tetto, anche sui fianchi, una cornice di piccoli archetti pensili in laterizio di forma ogivale che si incrociano tra loro, in parte ancora dipinti.
Rosone pentalobato in pietra bianca su oculo in laterizio, con tipici trafori a palmetta.
Portale liscio. Porte in noce realizzate nel 1923, su disegno di Trojer. Lunetta portale: S. Andrea.
Edicole sepolcrali con volta a crociera e capitelli '500: a sin. dei parroci di Santa Maria Nova a Serravalle (iscrizione con data 1846); a dx di Nicolò Casoni (1510): vicario della Serenissima in Cadore. Arca quadrangolare con iscrizione e stemma di famiglia. Sotto l'edicola: Trigramma (JHS) sulla volta e Crocifissione con angioletti in parete.
Rialzo esterno a O e N è del 1972, fatto con le pietre del precedente pavimento interno.

Intorno tombe e pietre tombali dell'antico cimitero che si stendeva sui lati nord, ovest e sud, in uso fino al 1849. Recenti scavi hanno dimostrato un destinazione d'uso sepolcrale della zona risalente anche al VII d.C.

Lato sud:

Campanile: Muri perimetrali spessi (1,60). Nel 1635 crolla la parte superiore che viene rifatta in stile '600. Con bifore sulla cella e cuspide ottagonale a monofore.

Lato Est (Abside): Oculo

Lato nord:
porticato con parapetto e 4 pilastri di pietra scolpiti in stile rinascimentale (per Campo Dell'Orto è rimanenza di struttura cimiteriale che copriva due arche: quella dei Libano-Monfardini, ora al museo del Cendese, e quella dei Piazzoni).

significati e cronologia


Un po' di etimologie (certe o affascinanti):

Pieve: (da plebs, popolo) termine usato nell'italia centro settentrionale per indicare una Chiesa Battesimale del territorio rurale a cui affluivano i catecumeni dalle cappelle della zona. Questa di Sant'Andrea fu definita la 'prima e principale' del Cenedese settentrionale.

Bigonzo (ipotesi non supporta ta da prove certe): da (viarum) bis junctio: unione di due vie, una strada proveniente da Oderzo diretta a serravalla ed una diramazione della Claudia Augusta Altinate (Altino-Danubio, passando per la zona di Belluno).

La chiesa attuale fu eretta alla fine del XIII secolo, tempo di Gherardo III Da Camino, in sostituzione di una più antica di cui si pensa restino tracce nel portale della sacrestia, nel campanile, nel fonte battesimale). Qualcuno ipotizza una precedente chiesa risalente addirittura al IV/V secolo.
Fu inaugurata nel 1303; consacrata dal patriarca di Grado, Egidio, alla presenza dell'Arcivescovo di Durazzo e di 4 vescovi tra cui Arpone, del Cenedese.

martedì 5 dicembre 2006

Ecco il Santo


Ed ecco qui Sant'Andrea...era un pescatore, discepolo di Giovanni il Battista. Fratello di Pietro, fu tra i primi a seguire Gesù. Subì il martirio forse in Grecia, a Patrasso. Abbiamo la sua vita raccontata nella Leggenda Aurea, un testo medioevale a cui si rifà gran parte dell'iconografia cristiana. Tra qualche tempo ve ne trascriverò qualche brano, per comprendere meglio alcuni affreschi all'interno della chiesa. Intanto sappiate che tra gli attributi (cioè le cose che sono raffigurate insieme ad un santo e che ci fanno capire di chi stiamo parlando) di Sant'Andrea compare in particolare la Croce a X (almeno a partire dal X secolo) perchè pare che al momento del martirio Andrea abbia voluto essere legato ad una croce diversa da quella del Cristo.
Realizzerò molti post di questo tipo per aiutarvi a leggere, comprendere e quindi descrivere meglio gli affreschi. Se volete approfondire ci sono siti apposoti. Per le vite dei santi ad esempio http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Biografie_di_santi ma provate a cercarne anche voi.

link sulla città e la Pieve


Ciao ragazzi!
Eccovi inseriti sulla destra una serie di link che rimandano a Vittorio Veneto e riportano anche immagini della Pieve. C'è anche il link al sito Brandolini Dottor Group che si è occupato del recente restauro. Buona visione e mentre leggete cercate di ricavare qualche dato sulla storia di Vittorio Veneto, così potrete poi inquadrare più facilmente la cronologia del monumento.

la Pieve di Sant'Andrea di Bigonzo

Cari ragazzi... si comincia.
Da oggi e per alcune lezioni lavoreremo insieme alla scoperta di quel gioiello, anzi di quello scrigno di gioielli, che è la Pieve di Sant'Andrea di Vittorio Veneto.
Questo blog ci servirà come punto di incontro: nella fase preparatoria del progetto lo useremo per pubblicare le notizie e i link utili che troveremo, le foto che riusciremo a fare, gli schemi e gli appunti che fornirò a lezione e la sintesi sulle diverse opere che voi stessi dovrete produrre.
In un secondo momento potrà essere il resoconto della vostra attività di 'guide' al monumento: potreste raccontare quante persone sono venute, cosa vi hanno chiesto di particolare, come ve la siete brillantemente cavata... se poi inizierete l'attività nelle altre lingue che conoscete potrete inserire dei post con le vostre traduzioni.
Infine resterà anche dopo di voi come punto di riferimento per chi vuole avere a disposizione materiale utile sulla Pieve.
Vi auguro che sia per voi davvero un'esperienza significativa, che vi insegni qualcosa sulle vostre capacità e competenze e vi faccia sperimentare come può essere bello trasmettere agli altri la passione per l'Arte e la Cultura.